Affondata il 30 giugno 1917, non era mai più stata localizzata, fino al 10 agosto 2012, quando una spedizione organizzata da Lorenzo del Veneziano e Massimo Massari, è scesa sulla verticale del piroscafo illuminandolo con una luce che non vedeva da ormai da 95 anni. Il relitto trasportava locomotive e materiale ferroviario. La passione incondizionata per il mare, mi ha da sempre spinto a individuare e memorizzare tutti i minimi segnali restituiti da tutti vari ecoscandagli e sonar che si sono succeduti sulle barche che via a via ho posseduto. L’esperienza che si matura con la costosa (sotto ogni aspetto) pratica, mi ha insegnato, grazie soprattutto agli errori, a interpretare correttamente le notevoli tipologie dei segnali grafici ricavati dagli strumenti. Molte volte, individuati i punti, se la profondità me lo permetteva, essendo anche istruttore subacqueo, scendevo a dare un’occhiata di persona per rendermi conto di cosa si trattava: relitti, secche, afferrature, piccoli scogli, cadute etc. Nel corso della mia carriera, ho effettuato assistenza in mare e dalla barca, anche per immersioni in alto fondale, le quali, per il buon esito e la sicurezza in primis, richiedono particolari accorgimenti, sia durante la fase organizzativa che durante tutto il loro svolgimento. Per ciò che concerne appunto l’alto fondale, diversi anni fa ho avuto il piacere di conoscere Lorenzo del Veneziano che reputo essere tra i migliori subacquei non solo a livello italiano. La filosofia con cui Lorenzo effettua le immersioni ha conquistato la mia fiducia sin da subito, così che circa 5 anni fa ho iniziato, ad accompagnarlo su alcuni degli svariati punti degni di interesse che ho trovato e memorizzato nel corso degli anni, per effettuare le esplorazioni, ottenendo notevoli risultati, tra i quali: la prua della Motozattera F249A e la Bettolina di Moneglia (Genova) poi battezzata come “relitto delle lanterne”. Tra tutti, ce ne sono alcuni che mi hanno particolarmente incuriosito. Così, quando alcuni mesi fa, ho parlato con lui delle caratteristiche di uno in particolare, ci siamo organizzati ed abbiamo iniziato a pianificare l’immersione. Gli spiego che la profondità minima è di 142 m e che quello che per me deve essere indiscutibilmente il relitto di una nave di grosse dimensioni, dovrebbe trovarsi quasi in verticale, proprio in bilico su una scarpata molto ripida che sprofonda a 265 mt dove le correnti sono quasi sempre presenti e forti. Vista anche la localizzazione del punto e le sospette dimensioni dell’oggetto, è bastato un minimo di ricerca storica per scoprire che in zona, le navi di grosse dimensioni affondate nel secolo scorso e mai più ritrovate, erano due: il “Piroscafo Enrichetta” silurato il 30 giugno 1917 e il cacciatorpediniere “Vincenzo Gioberti ” affondato il 9 agosto 1943. Lo scorso 10 agosto, alle 11.30 del mattino, dopo 3 ore di rilevamenti, gli ho sistemato una lunga cima, con un’ancora per la discesa, in corrispondenza del punto. Speravo di essere riuscito a centrarlo. Ne ero quasi sicuro e non potevo sbagliare. Con la corrente che c’era, bastava il minimo errore per fare scendere i sub nel fango. Lorenzo Del Veneziano, Roberto Liguori e Lorenzo Stucchi iniziavano a prepararsi per la discesa. Dopo più di 3 ore di decompressione appena uscito Lorenzo mi dice:” C’è! c’è! ed è enorme, è incredibilmente appesa al bordo del precipizio! Grande Massi!” La seconda immersione è stata effettuata il 23 di agosto, con le medesime modalità ma con un sub in più: Alberto Pizzato. Quanto registrato dalle telecamere degli operatori nella seconda immersione, ha evidenziato l’unica elica a quattro pale tipica dei piroscafi di inizio secolo. Si tratta dell’Enrichetta. Infatti il caccia ne ha due. Ma qualche segnale, che ho rilevato, non molto lontano, nei prossimi mesi ci potrebbe riservare ulteriori sorprese…